Forse l’esempio più famoso è quello del veneto Diego De Leo, probabilmente il più famoso arbitro al mondo, che tra gli anni ‘40 e ‘70 diresse gare internazionali per ben quattro Federazioni diverse. Ora anche la Sezione di Portogruaro può annoverare tra i propri associati un “arbitro dei due Mondi”. Infatti, Riccardo Tesolin da questa stagione sportiva sta dirigendo gare per la Eastern Suburbs Football Association (ESFA) di Sydney, in Australia. Riccardo ha operato come arbitro qui da noi in Italia fino alla CAI, poi è stato assistente in CAN D.
Sentiamo direttamente il suo racconto.
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Decidere di partire per un viaggio non è mai semplice, soprattutto se si tratta di quasi sei mesi dall’altra parte del mondo.
A febbraio parte il mio volo da Venezia direzione Sydney, mille bagagli ma soprattutto mille aspettative e tanta voglia di crescere. Crescita che prende forma anche grazie all’arbitraggio. Appena arrivato qui in Australia prendo contatti con la federazione locale che governa il calcio nell’area ad est di Sydney, la quale mi fornisce le giuste indicazioni per iniziare questa nuova avventura. L’unica documentazione che serviva dall’Italia era il mio curriculum arbitrale e, grazie al Presidente di Sezione Andrea Bonavia, a Carlo Pacifici e Paolo Calcagno, rispettivamente Commissario CAN D e Responsabile Assistenti CAN D, presso cui militavo, mi arriva la tanto attesa lettera che mi consente di iniziare questa nuova esperienza. Devo ringraziare ognuno di loro per la disponibilità e sensibilità dimostrate in tale occasione.
Dopo il raduno iniziale, presso una splendida località sulla costa di Sydney, arriva la prima designazione, partita amichevole tra Maccabi e Leichhardt Tigers il 20 marzo.
In termini generali, devo dire che mi aspettavo qualche differenza nell’organizzazione, ma non nell’applicazione delle Regole. Intanto qui si arriva al campo mezz’ora prima, non ci sono spogliatoi per cambiarsi, non si fa l’appello (il controllo viene fatto dai capitani prima dell’inizio della gara), ma, soprattutto, le sostituzioni sono illimitate e chi esce può rientrare. L’aspetto più strano, se non assurdo, è che non si usano gli assistenti di parte: o sono ufficiali (e ci si autodesigna), oppure si fa senza. Da regolamento non si potrebbe fare, lo so, però qui funziona così!
Quanto al gioco, almeno relativamente alle categorie che dirigo io, il livello non è altissimo, ma, nonostante ciò, c’è sempre da divertirsi e soprattutto da imparare. Passare da una Serie D italiana, dove comunque si vedono belle squadre, dove il gioco è veloce e impegnativo, a queste partite non è semplice. L’aspetto più bello credo sia la passione che i calciatori ci mettono. Inoltre, la correttezza regna sovrana (ci sono gare in cui ho fischiato otto falli in tutta la partita), tutti ti ringraziano e tutti ti stringono la mano. Ovviamente l’agonismo non manca ed i falli, le reazioni e le proteste fanno in qualche modo parte del gioco, ma sempre con il massimo rispetto per la figura che ricopriamo. Poi diciamocelo pure: la scuola arbitrale italiana è la migliore al mondo e lo si vede quando ti dicono a fine gara: “The best referee!!”
Davvero impegnativa soprattutto all’inizio è stata l’adozione del metro tecnico: da queste parti sono abituati a giocare, non si butta fuori il pallone se uno è infortunato, tutti prediligono il vantaggio senza fermarsi ad urlare ed aspettare il fischio. Inoltre, la simulazione non esiste, non hanno neanche il pensiero di farla. Invece, se c’è anche un minimo tocco di mano tutti sono pronti a gridare “handball!!” e, quando l’arbitro sanziona con il fischio, nessuno contesta la decisione, anzi sono i compagni di squadra stessi che chiedono l’ammonizione per il proprio compagno.
Qui le prospettive di carriera ci sono in quanto il livello generale non è elevato: magari, restando più a lungo avrei buone possibilità di crescere ed ambire a palcoscenici migliori, ma la cosa che conta di più è coltivare questa bellissima passione che, a prescindere dalle differenze di cultura, ci dà ogni gara un qualcosa in più per la nostra crescita umana.
See you soon! And good job, ref!
Un pensiero su “Riccardo Tesolin: da Portogruaro all’Australia”
Sono un Tesolin,e sono fiero di conoscerti, tantissimi auguri